109. Questo capitolo contiene raccomandazioni per il quinto elemento costitutivo delle norme CFC sull’attribuzione del reddito. Una volta calcolato l’ammontare di reddito da CFC, il passo successivo è determinare come attribuire tale reddito agli azionisti della CFC.

6.1 Raccomandazione

110. L’attribuzione dei redditi può essere suddivisa in cinque fasi: (i) la determinazione dei contribuenti a cui dovrebbe essere attribuito il reddito; (ii) la determinazione dell’ammontare di reddito da attribuire; (iii) la determinazione del periodo d’imposta nel quale il reddito deve essere dichiarato dai contribuenti; (iv) la determinazione di come deve essere considerato il reddito; e (v) la determinazione dell’aliquota fiscale da applicare al reddito.

111. Le raccomandazioni per questi passaggi sono le seguenti:

  1. laddove possibile, la soglia di attribuzione dovrebbe essere legata alla soglia minima di controllo, sebbene i paesi possano scegliere di utilizzare soglie di attribuzione e controllo diverse a seconda delle considerazioni politiche sottostanti alle norme CFC;
  2. l’ammontare del reddito da attribuire a ciascun azionista o controllante dovrebbe essere calcolato facendo riferimento sia alla loro percentuale di proprietà sia al loro effettivo periodo di possesso o influenza (l’influenza potrebbe ad esempio essere basata sulla proprietà l’ultimo giorno dell’anno se questo cattura con precisione il livello di influenza)
  3. e 4. le giurisdizioni possono determinare in quale periodo di imposta il reddito deve essere dichiarato dai contribuenti e come dovrebbe essere considerato in modo che le norme CFC operino in un modo coerente con la legislazione nazionale vigente;
  4. le norme CFC dovrebbero applicare al reddito l’aliquota fiscale della giurisdizione principale[1].

6.2 Spiegazione

112. Per arrivare alle raccomandazioni di cui sopra, ciascuno dei cinque passaggi è stato considerato in maggiore dettaglio.

6.2.1 A quali contribuenti deve essere attribuito il reddito?

113. Al fine di attribuire correttamente il reddito, le giurisdizioni devono prima determinare a chi deve essere attribuito il reddito. Molte norme CFC esistenti legano questa determinazione alla prioritaria determinazione del controllo, in modo tale che, se un contribuente raggiungesse una soglia minima di controllo, allora quel contribuente si vedrebbe attribuito anche un reddito. Nelle giurisdizioni che applicano una “regola di proprietà concentrata”, il reddito CFC viene generalmente attribuito non solo ai contribuenti che soddisfano la soglia di controllo legale ma anche a tutti i contribuenti residenti che soddisfano il livello minimo di controllo (ad esempio, il 10%) da considerare nel calcolo della soglia di controllo. I vantaggi di collegare la soglia di attribuzione del reddito alla soglia minima di controllo comprendono la semplicità amministrativa e la riduzione degli oneri di conformità. Questo garantisce anche che i contribuenti abbiano un’influenza sufficiente a raccogliere informazioni sulle attività e sul reddito della CFC. Tuttavia, l’utilizzo di regole di controllo per determinare l’attribuzione del reddito potrebbe potenzialmente portare ad una attribuzione insufficiente allorquando si ritenesse che una proprietà di minoranza possa in effetti avere un’influenza sufficiente sulle decisioni aziendali di una CFC per sollevare preoccupazioni di BEPS, ma questo svantaggio può essere ridotto se le regole di controllo aggregano gli interessi degli azionisti di minoranza o, altrimenti, non limitano il controllo ai proprietari di maggioranza.

114. Alcune norme CFC possono, tuttavia, utilizzare una regola diversa per determinare a quali contribuenti attribuire il reddito da CFC, sulla base della teoria che la quota di possesso della partecipazione che è sufficiente per il controllo potrebbe non esserlo per l’attribuzione del reddito. Le giurisdizioni che vogliono dissuadere gli investimenti di minoranza nelle CFC possono utilizzare una soglia di attribuzione più bassa, mentre quelle che sono invece focalizzate sugli investimenti da parte dei residenti che possono influenzare la CFC possono fissare una soglia di attribuzione più elevata della soglia di controllo, in particolare se la soglia di controllo si fonda sulla “regola della proprietà concentrata”. Inoltre, le norme CFC basate sul controllo di fatto o che stabiliscono il concetto di controllo in modo meno meccanico potrebbero doversi avvalere di diversi test di controllo e attribuzione per garantire la corretta attribuzione dei redditi ai contribuenti ai quali dovrebbero essere attribuiti. Sebbene la possibilità di disporre di regole distinte per l’attribuzione ed il controllo possa, in teoria, creare costi aggiuntivi di conformità o oneri amministrativi, l’effettiva attribuzione dei profitti può verificarsi solo raramente a causa della natura deterrente delle norme CFC. La migliore pratica sarebbe quindi quella di collegare la soglia di attribuzione alla soglia di controllo o di utilizzare un’altra soglia di attribuzione che attribuisca il reddito almeno al contribuente che potrebbe influenzare la CFC.

6.2.2 Quale ammontare di reddito deve essere attribuito?

115. Una volta che le norme CFC hanno determinato i contribuenti cui attribuire i redditi da CFC, le stesse devono quindi determinare l’ammontare di reddito da attribuire. Tutte le norme CFC esistenti attribuiscono il reddito in proporzione alla quota di partecipazione detenuta da ogni contribuente nella CFC, ma differiscono nel modo in cui considerano i contribuenti la cui proprietà della quota è durata solo per una parte dell’anno. Alcune giurisdizioni attribuiscono l’intera quota di reddito in base alla detenzione della quota all’ultimo giorno dell’anno. Anche se potrebbe portare a un’attribuzione inaccurata e creare opportunità di pianificazione fiscale, questo può accuratamente determinare se il contribuente sia in grado o meno di influenzare la CFC se il diritto di voto o altro diritto è determinato in base alla proprietà della quota l’ultimo giorno dell’anno o se sono presenti altre norme anti-abuso volte a prevenire l’attribuzione insufficiente dei profitti. Altre giurisdizioni attribuiscono il reddito in base al periodo di proprietà della quota di partecipazione, il che si traduce nella tassazione, in capo ai contribuenti, di un importo simile all’effettiva quota dei profitti della CFC loro spettanti. Inoltre, l’applicazione di tale regola sembra improbabile che aggiunga costi di conformità significativi nella pratica[2]. Uno di questi approcci per determinare l’ammontare di reddito da attribuire può essere considerato una best practice purché la determinazione basata sull’ultimo giorno dell’anno accerti accuratamente l’influenza del contribuente sulla CFC[3].

116. Le regole di attribuzione dovrebbero inoltre garantire che non sia possibile attribuire più del 100% del reddito della CFC. Questa situazione potrebbe verificarsi, ad esempio, laddove il controllo legale e il controllo economico insieme hanno portato a un controllo superiore al 100%. Qualsiasi norma intesa a prevenire l’attribuzione eccessiva, tuttavia, dovrebbe includere disposizioni antielusive per garantire che non venga utilizzata per impedire ai contribuenti che non venga loro attribuito un ammontare che non catturi accuratamente la loro influenza sulla CFC.

6.2.3 Quando il reddito da CFC deve essere incluso nelle dichiarazioni dei redditi dei contribuenti?

117. Molte norme CFC in vigore specificano che il reddito da CFC attribuito deve essere incluso nel reddito imponibile del contribuente nel periodo d’imposta in cui termina il periodo contabile della CFC, sebbene alcuni paesi abbiano regole leggermente diverse per determinare l’anno in cui il reddito attribuito dovrebbe essere incluso nella dichiarazione dei redditi del contribuente. Le norme CFC della Corea, ad esempio, stabiliscono che il reddito attribuito deve essere incluso nel reddito imponibile del periodo d’imposta in cui cade il sessantesimo giorno dalla fine del periodo d’imposta della CFC. Entrambi gli approcci sembrano ugualmente efficaci nel contrastare la BEPS, quindi non vi è alcuna raccomandazione a questo proposito e i paesi sono liberi di adottare norme che garantiscano che le norme CFC siano coerenti con le disposizioni generali del diritto interno.

6.2.4 Come dovrebbe essere considerato il reddito?

118. Un’ulteriore domanda a cui rispondere quando si attribuisce il reddito da CFC ai contribuenti è come tali redditi saranno considerati nella giurisdizione principale. Le norme CFC esistenti adottano diversi approcci, tra cui il trattamento del reddito attribuito come un dividendo o il trattamento come se fosse stato derivato direttamente dal contribuente residente nella giurisdizione principale (cioè, la CFC viene essenzialmente considerata come un’entità trasparente, ma solo ai fini dell’attribuzione del reddito da CFC). Se il reddito attribuito è considerato come un dividendo, il trattamento fiscale può basarsi sulle norme esistenti sui dividendi, con cui i contribuenti e le amministrazioni fiscali hanno già familiarità. Tuttavia, le giurisdizioni potrebbero non voler considerare il reddito attribuito come un dividendo ai fini fiscali e pertanto il limite di ogni “considerazione” dovrà essere chiarito. Al contrario, considerare il reddito attribuito come se fosse stato derivato direttamente dagli azionisti della CFC è probabile che riduca la necessità di qualsiasi norma di caratterizzazione separata poiché il reddito sarà qualificato in base alle norme nazionali esistenti. Entrambi gli approcci sembrano ugualmente appropriati in termini di contrasto alla BEPS e pertanto la questione su come considerare il reddito attribuito potrebbe essere lasciata alle giurisdizioni di decidere in modo coerente con il diritto nazionale.

6.2.5 Quale aliquota dovrebbe applicarsi ai redditi da CFC?

119. Infine, l’attribuzione dei redditi solleva la questione di come tali redditi debbano essere tassati una volta attribuiti. Mentre le norme CFC esistenti sottopongono il reddito della CFC alla tassazione all’aliquota fiscale che si applicherebbe all’azionista nella giurisdizione principale, una seconda opzione consisterebbe nell’applicare una “imposta sostitutiva”. Un’imposta sostitutiva, che si basa strettamente sul concetto di imposta minima, sottoporrebbe i redditi da CFC alla differenza tra le imposte pagate ed una soglia stabilita. Questa soglia potrebbe essere legata all’esenzione dall’aliquota fiscale utilizzata per determinare se le norme CFC si applicano ad una determinata CFC, o potrebbe essere una soglia completamente separata. Un’imposta sostitutiva dovrà stabilire una soglia per la percentuale di tassazione del reddito da CFC.

120. Per illustrare come potrebbe funzionare un’imposta sostitutiva, si immagini una giurisdizione principale con un’aliquota fiscale fissa del 30% e una norma CFC applicata solo a CFC soggetti a un’aliquota fiscale effettiva inferiore al 12%. Se la giurisdizione principale applicasse un’imposta sostitutiva ad una CFC soggetta ad un’aliquota fiscale effettiva pari allo 0%, il reddito della CFC sarebbe soggetto ad imposizione solo al 12%, invece della normale aliquota del 30%. Questo approccio potrebbe significare che le multinazionali situate in giurisdizioni ad imposizione più elevata e con norme CFC non si troverebbero in uno stato di svantaggio competitivo rispetto alle multinazionali situate in alcune giurisdizioni ad imposizione inferiore. Tuttavia, rimarrebbero in uno stato di svantaggio competitivo rispetto sia a multinazionali situate in giurisdizioni con norme CFC ma con un’aliquota fiscale inferiore, sia alle multinazionali situate in giurisdizioni senza norme CFC. L’imposta sostitutiva non eliminerebbe necessariamente gli incentivi a spostare i profitti lontano dalle giurisdizioni a più alta fiscalità. Come nell’esempio sopra, le multinazionali situate nella giurisdizione principale avrebbero un considerevole incentivo a spostare il loro reddito nella giurisdizione della CFC perché il tasso massimo al quale sarebbero tassati sul loro reddito da CFC sarebbe del 12%, quindi 18 punti percentuali inferiore al tasso che si applicherebbe se il loro reddito fosse derivato nella giurisdizione principale. L’imposta sostitutiva potrebbe pertanto non essere coerente con tutti gli obiettivi politici che le giurisdizioni utilizzano per progettare le proprie norme CFC. Per alcune giurisdizioni, tuttavia, potrebbe essere vista come una via di mezzo che consentirebbe alle stesse di affrontare alcuni problemi di competitività. Se l’aliquota fiscale definita per l’imposta sostitutiva fosse uguale a quello dell’esenzione dall’imposta, potrebbe anche rendere le regole CFC più coerenti internamente.


[1] Per limitare i problemi di competitività, i paesi potrebbero anche considerare una tassazione sostitutiva. Questo può essere più appropriato quando si è in presenzsa di una regola più approssimativa o meccanica che potrebbe potenzialmente catturare il reddito attivo. Si vedano i paragrafi 119 e 120 per una spiegazione più dettagliata del meccanismo di applicazione di un’imposta sostitutiva.

[2] Si presume che una regola del genere attribuirebbe reddito se il contribuente avesse un interesse nella CFC per una parte dell’anno, ma non detenesse tale interesse l’ultimo giorno dell’anno. In caso contrario, la regola raccomandata potrebbe essere combinata con una regola per l’imputazione del reddito da CFC quando le azioni CFC vengono trasferite in corso d’anno.

[3] Un possibile modo di catturare l’influenza sarebbe quello di combinare una regola che consideri la proprietà l’ultimo giorno dell’anno con i requisiti di reportistica sulla proprietà durante tutto l’anno.